Squinzi è già stufo

La bisaccia vuota del premier

I viaggi da Mille e una notte del presidente del Consiglio, fra Dubai e Doha, non sembrano aver destato grande impressione qui da noi. Più miscredenti che disfattisti, nonostante tutti gli sforzi dell’ottimo Enrico, si continua a prestare attenzione alle battute di Renzi, ai guai di Berlusconi, alle minacce contro la Boldrini. Persino il presidente del Senato riesce a far notizia, che è tutto dire. In Cgil, ad esempio, nemmeno si sono accorti della missione nel Golfo di Letta. Landini e Camusso sono talmente impegnati a litigare sulla rappresentanza sindacale che di cosa combina il premier, non pare importagli nulla. Solo in Confindustria, lo seguono sempre con attenzione. Purtroppo non sembrano particolarmente soddisfatti. Il presidente Squinzi, nei confronti di Letta, sembra quasi esser diventato un Cerbero a due teste. Tanto che si è sentito in dovere di ricordare che "il lavoro lo creano le imprese", concetto che hanno capito bene solo i Paesi nostri concorrenti. Quelli mettono al centro delle proprie politiche l'industria, semplificando e riducendole i costi a carico. L’Italia, al contrario, si è ridotti "ostaggio di una burocrazia soffocante" che assorbe energie vitali e distoglie tempo e risorse da impieghi più produttivi. Se in tutto il mondo sviluppato, o in via di sviluppo, si cerca di semplificare e ridurre norme, strutture e tributi, in Italia si aumentano. Nessuna delle svariate disposizioni che dovevano azzerare la burocrazia dello Stato, dal 2008 ad oggi, è mai stata attuata. Non lo ha fatto l’ultimo governo Berlusconi, non lo ha fatto il governo Monti, tanto meno sembra pensarci Letta. Il nuovo premier preferisce girare il mondo. Appena tornato dal Kuwait, già ha il bagaglio pronto per Sochi. Un modo per evitare di venir risucchiato dall’horror vacui della vita quotidiana di noi cittadini comuni, dove tutto viene regolato, misurato e cronometrato: mai che troppa libertà possa favorire particolari abusi. In una parola, Squinzi ci è parso piuttosto stufo. Tanto da invitare Letta a presentarsi presto con una bisaccia piena di iniziative e proposte concrete, perché per ora il premier ne ha mostrato una completamente vuota. A chi gli ha chiesto se Enrico assomigli più ad un figlio di Andreatta o ad un figlio di Andreotti, Squinzi ha risposto che non assomiglia a nessuno dei due, perché qualsiasi dei due avrebbe fatto meglio di lui. Anche il presidente di Confindustria si è iscritto al partito di Renzi premier. Almeno il segretario del Pd ha una bozza di programma per il lavoro, quando Letta manco si capisce che intenda fare. Solo Napolitano lo difende a spada tratta, come certi padri hanno un punto debole per i figli scapestrati. Infatti Squinzi ha già detto di voler salire al Quirinale nel caso Letta confermasse i motivi di delusione. Situazione singolare, per cui se il premier marca male, uno scelga di lamentarsi con il Presidente della Repubblica. Significa che quel premier non conta più niente.